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Il volume ricostruisce parte del complesso itinerario attraverso cui lo storicismo italiano si confronta, problematicamente, con l'idea di religione. In questa prospettiva si analizza l'opera di tre dei suoi maggiori rappresentanti: Adolfo Omodeo, Ernesto de Martino e Benedetto Croce, approfonditi nelle interazioni con personaggi come R. Otto, G. van der Leeuw, G. Gentile e Agostino d'Ippona. Ne emerge uno scenario composito e proteiforme, in cui, muovendo dalle pagine della "Storia delle origini cristiane" di Omodeo, passando poi per quelle di "Storia e metastoria" di de Martino, giungendo, da ultimo, al "Perché non possiamo non dirci «cristiani»" di Croce, l'autrice dischiude le feritoie di una filosofia che, seppur impegnata a ricondurre a ragioni umane il mondo della storia, non può fare a meno di provarsi col divino.